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Scompenso cardiaco, nasce il gruppo di lavoro per la diagnosi precoce

ROMA (ITALPRESS) – Lo scompenso cardiaco colpisce circa 1 milione di persone in Italia, costituisce la principale causa di ospedalizzazione per gli over 65, con circa 180.000 ricoveri annui, e rappresenta il punto di arrivo comune di numerose patologie cardiovascolari che danneggiano progressivamente la funzione del cuore. Nonostante i progressi terapeutici, permane un significativo ritardo […]

ROMA (ITALPRESS) – Lo scompenso cardiaco colpisce circa 1 milione di persone in Italia, costituisce la principale causa di ospedalizzazione per gli over 65, con circa 180.000 ricoveri annui, e rappresenta il punto di arrivo comune di numerose patologie cardiovascolari che danneggiano progressivamente la funzione del cuore. Nonostante i progressi terapeutici, permane un significativo ritardo diagnostico e una marcata disomogeneità territoriale nei percorsi di presa in carico, con gravi ricadute sulla qualità della vita dei pazienti e sulla sostenibilità per il Servizio Sanitario Nazionale. In questo contesto, l’inserimento del test NTproBNP nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) rappresenta una importante opportunità per diagnosticare più precocemente la malattia e migliorare la gestione clinica dei pazienti. La mortalità rimane elevata, con un tasso stimato del 10% a un anno e fino al 50% a cinque anni dalla diagnosi. Secondo stime consolidate, la patologia comporta un onere economico complessivo di 3 miliardi di euro l’anno, legato sia ai costi diretti per ricoveri e trattamenti, sia alle spese indirette derivanti dalla perdita di autonomia dei pazienti. In questa prospettiva, le recenti decisioni in termini di semplificazione dei processi prescrittivi adottate da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, si inseriscono in un percorso virtuoso volto a ridurre le disuguaglianze e ad agevolare l’accesso equo alle terapie.Alla luce di ciò, è stato costituito il Gruppo di Lavoro sullo Scompenso Cardiaco, promosso con il contributo non condizionante di AstraZeneca Italia, Roche Diagnostics e Bayer Italia, con l’obiettivo di affrontare in modo strutturato le criticità ancora irrisolte nella gestione di una delle sindromi croniche a maggiore impatto clinico ed economico nel nostro Paese. Composto da rappresentanti delle Istituzioni, esperti clinici e associazioni di pazienti, il gruppo si propone di elaborare un policy paper contenente indicazioni concrete, da fornire come ulteriore strumento di valutazione al decisore pubblico, per rafforzare la diagnosi precoce, promuovere un approccio integrato e continuativo alla presa in carico del paziente lungo tutto il percorso di cura, e contribuire alla definizione di raccomandazioni di buona pratica clinico-assistenziale adattabili ai diversi contesti regionali.Sulla rilevanza dell’iniziativa Elena Murelli, Membro 10ª Commissione del Senato della Repubblica e Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Malattie Cardio, Cerebro e Vascolari, ha dichiarato come “l’avvio di questo gruppo di lavoro rappresenta un passo essenziale per affrontare in maniera sistemica le criticità dello scompenso cardiaco, una condizione che richiede una presa in carico strutturata, multidisciplinare e continua. E’ prioritario investire nella diagnosi precoce, sfruttando le più avanzate tecnologie diagnostiche, e rafforzare il ruolo del medico di medicina generale, sia in termini di formazione sia di capacità di dialogo con gli specialisti. Solo un’azione concertata, che integri le istanze cliniche e organizzative nelle sedi istituzionali deputate, potrà generare un cambiamento reale nel percorso di cura”.In merito all’evoluzione delle strategie cliniche è intervenuto Fabrizio Oliva, Past President dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri ANMCO: “Lo scompenso cardiaco rappresenta ancora oggi una delle principali cause di ricovero e una voce rilevante di spesa sanitaria: circa l’85% dei costi complessivi è riconducibile alle ospedalizzazioni. La diagnosi tardiva e l’assenza di continuità assistenziale sono due tra i principali fattori critici. E’ necessario potenziare il collegamento tra ospedale e territorio, favorendo una restituzione precoce del paziente e coinvolgendo attivamente la medicina generale. Ma occorre anche affrontare le diseguaglianze sociali, che spesso condizionano l’aderenza terapeutica e la possibilità stessa di dimettere il paziente, anche quando clinicamente stabilizzato. Per garantire equità, è fondamentale integrare gli aspetti clinici con quelli organizzativi e sociali”. I bisogni e le istanze delle persone che convivono con la patologia sono stati rappresentati da Maria Rosaria Di Somma, Consigliere Delegato dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci AISC, che ha illustrato come “la patologia è complessa e richiede un modello organizzativo capace di integrare in modo efficace ospedale e territorio. La prevenzione deve essere parte fondante del percorso, per permettere una diagnosi tempestiva e una gestione precoce della malattia. Al tempo stesso, è indispensabile valorizzare il ruolo del medico di medicina generale, rafforzando la comunicazione con gli specialisti e superando gli ostacoli burocratici che ancora oggi scoraggiano l’aderenza terapeutica. Una sanità che sa prevenire è una sanità più giusta, più sostenibile e più vicina ai bisogni dei cittadini”.A sottolineare l’importanza di un approccio terapeutico continuativo è stata Stefania Paolillo, delegata della Società Italiana di Cardiologia: “Lo scompenso cardiaco impone una presa in carico strutturata e progressiva, fondata su regole di buona pratica clinico-assistenziale adattabili ai diversi contesti regionali. L’esperienza clinica quotidiana ci mostra il bisogno di uno strumento operativo, condiviso e sostenibile, da cui ciascuna realtà regionale possa trarre indicazioni concrete per costruire percorsi efficienti e appropriati. Solo così sarà possibile garantire una presa in carico realmente omogenea e centrata sul paziente”. – foto ufficio stampa Esperia Advocacy –(ITALPRESS).